Semplicemente ha deciso che una pratica caduta nel dimenticatoio delle grandi aziende perché figlia di una logica corporativa può essere rilanciata da Poste Italiane. Se poi la motivazione è quella di un richiamo ad una sorta di “professionalità biologica”, sconosciuta peraltro ai più, si capisce come sia in atto un tentativo malcelato di mettere Poste Italiane a disposizione di una gigantesca operazione clientelare e consociativa. Siamo contrari perché siamo convinti che i figli dei dipendenti debbano avere uguali diritti dei figli dei disoccupati, dei licenziati, dei cassaintegrati in quanto cittadini della Repubblica Italiana.
Consigliamo l’Ingegnere di desistere da questo tentativo che fa a cazzotti con i processi di modernizzazione che egli stesso ha contribuito a produrre dentro Poste Italiane. La verità è che in questa occasione il “morto” cerca di afferrare il “vivo”; la vecchia azienda statale, dura a morire, complice la politica e una certa idea di sindacato, cerca ossessivamente di riemergere, creando peraltro danni. Dentro Poste oltre 9.500 lavoratori precari, ragazzi e ragazze laureati e formati al lavoro, attendono una stabilizzazione che stenta ad arrivare. A questi ragazzi e ragazze in un gioco cinico si cerca di contrapporre altri ragazzi e ragazze che hanno la fortuna di avere il rango di “parente”. Tutto ciò è ingiusto ed inaccettabile.
Slc/Cgil ha un’altra idea di Poste Italiane, della dignità dei suoi dipendenti e della funzione che essa debba avere in Italia e in Europa.
Siamo sicuri che su questo punto il Ministro Brunetta ci farà sapere il pensiero del governo italiano, il quale, ad oggi, guarda e tace.
Autore: Emilio Miceli - 22 settembre 2009
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti saranno pubblicati purché privi di volgarità, offese, denigrazioni o attacchi personali.
I commenti che non rispettano queste regole elementari di buona educazione verranno cancellati.