Nella serata di ieri è stato
sottoscritto tra Telecom Italia e Cisl, Uil e Ugl – il Ministero non ha
firmato – un verbale di accordo “quadro” che dovrebbe definire le linee
politico – sindacali della prossima attività di Telecom Italia.
L’accordo definisce 3330 esuberi: 330 in
più rispetto a quelli dichiarati formalmente da Telecom in sede
ministeriale all’inizio di questa vicenda. In questo modo Telecom
disattende gli impegni assunti con la sottoscrizione degli accordi del
marzo 2013 con i quali, a fronte di un intervento che ha consentito una
riduzione del costo del personale e un recupero di produttività, si era
impegnata ad azzerare gli esuberi denunciati allora attraverso
l’internalizzazione di attività gestite all’esterno ed una conseguente
riqualificazione del personale che prevedeva lo spostamento di centinaia
di persone verso Open Access. Impegno questo disatteso e riproposto con
grande enfasi per la seconda volta all’interno dell’accordo separato.
Il seguito è storia recente. La
trattativa sulla modifica organizzativa del caring con l’ipotesi di
accordo del 18 dicembre, respinta dai lavoratori con il voto del
referendum. Parte da quel momento una tenace voglia punitiva esercitata
dai vertici aziendali nei confronti dei lavoratori, cercando di
coinvolgere in questo le organizzazioni sindacali. In quest’ottica la
decisione di drammatizzare la vertenza annunciando la societarizzazione
del caring (in realtà non esiste un solo atto ufficiale dell’azienda per
perseguire quella decisione) quale strumento per piegare le
organizzazioni sindacali ed i lavoratori ad un accordo inaccettabile.
Così nascono gli esuberi, esuberi che
tutti ammettono non esserci, che contraddicono gli accordi del 27 marzo
2013, dei quali non si dichiarano le motivazioni e gli interventi
necessari a riassorbirli; una miope politica che si limita a “succhiare”
ancora tre anni di solidarietà senza pensare alle prospettive future e
al danno per i dipendenti che, è opportuno ricordarlo, sulla solidarietà
avranno un’integrazione economica molto inferiore a quella degli anni
precedenti, avendo la riforma fissato tetti di integrazione salariale
che variano dal 50 al 20% di integrazione.
L’accordo “quadro” è tutto qui: la
certificazione da parte del sindacato di un numero di esuberi superiore a
quelli inizialmente dichiarati dall’azienda e una serie di buoni
propositi che come al solito non troveranno applicazione.
Anche la societarizzazione del caring
(che abbiamo ragione di credere non fosse nei progetti reali
dell’azienda) viene fintamente ritirata perché il testo dell’accordo
consente all’azienda di riproporla successivamente; infatti , come
recita il testo, il superamento è collocato… “in questa cornice di
riferimento”. Siamo perciò autorizzati a ritenere che il ricatto della
societarizzazione possa essere riproposto non appena l’azienda, sulla
base di proprie valutazioni, riterrà cambiata la “cornice di
riferimento”. Insomma…fra quadri e cornici una bella galleria degli
orrori!
Ora inizia la parte difficile. L’accordo
“quadro” non ha nessun effetto automatico: agli effetti pratici e
giuridici non ha alcun valore. L’azienda dovrà aprire le procedure di
legge per attivare la mobilità volontaria (la legge stabilisce i tempi
della procedura che nessun accordo può limitare a danno di altri) e
successivamente iniziare il confronto sulla solidarietà difensiva.
Per raggiungere l’accordo sarà
necessaria la maggioranza del coordinamento nazionale delle RSU.
Scontato che non ci sarà in TIIT dove la CGIL da sola rappresenta oltre
la metà della rappresentanza. Nel coordinamento Telecom abbiamo ragione
di ritenere che, oltre alla posizione dei delegati della SLC-CGIL, vi
saranno sicuramente tantissimi altri componenti non disponibili a
consegnare ai propri colleghi nei posti di lavoro un ulteriore pacco di
esuberi scollegato da qualsiasi prospettiva di sviluppo.
La cosa inspiegabile rispetto allo scenario che l’azienda ha voluto determinare sono, però, le prospettive che si creeranno.
Il 27 marzo 2013 i lavoratori hanno
accettato una scommessa importante: hanno ridotto la loro retribuzione,
hanno accettato di lavorare di più in cambio della garanzia
sull’internalizzazione delle attività che avrebbe garantito
l’occupazione. Tale fase ha consentito ingenti risparmi all’azienda e
effettuando implementazioni di quell’accordo si sarebbe potuto
migliorare ancora.
In questo modo azienda e dipendenti
avrebbero potuto dare il loro meglio per consentire all’azienda di
vincere la competizione sul mercato. Sino a pochi mesi fa questo era
anche il pensiero dei vertici aziendali, accompagnato da una necessità
condivisa di procedere all’assunzione di giovani che avrebbero fornito
nuove competenze e nuova vitalità all’azienda. Proprio in tema di
ricambio generazionale e professionale, sarebbe opportuno che i
dirigenti aziendali leggessero con attenzione le norme sugli
ammortizzatori sociali recentemente approvate: lo capiscono tutti- e
quindi presumibilmente anche loro- che l’accordo appena firmato impedirà
tali processi.
Invece ci troveremo ad affrontare
partite difficili – le decisioni di AGCom sui ricorsi degli OLO
rischiano di impattare pesantemente sull’occupazione di Open Access – in
un clima pessimo che renderà complicato l’individuazione di qualsiasi
soluzione comune.
A chi giova tutto questo e di chi sia la responsabilità è un interrogativo che tutti dovremmo porci.
Infine, per rendere praticabile questo
percorso, nelle settimane precedenti TUTTI i sindacati, con l’esclusione
di SLC CGIL, hanno sottoscritto un verbale di accordo per prorogare la
vita delle RSU e rinviare il voto dei lavoratori.
L’obbiettivo è chiaro: non consentire ai
lavoratori di giudicare l’operato delle organizzazioni sindacali ed
esprimere un voto conseguente.
L’accordo interconfederale che
disciplina la materia non consente proroghe alla vita delle RSU e
prevede che le elezioni possano essere aperte congiuntamente o
disgiuntamente dalle organizzazioni sindacali.
SLC CGIL ritiene che il voto dei
lavoratori non possa essere scippato, soprattutto per consentire la
firma di accordi che scaricano sui lavoratori le incapacità del gruppo
dirigente aziendale di rilanciare l’azienda in un quadro di sviluppo.
Per questo SLC-CGIL avvierà quanto prima le procedure per l’elezione
delle RSU
Nel frattempo è opportuno convocare le
assemblee presso tutti i posti di lavoro e far pronunciare le
lavoratrici e i lavoratori di Telecom sui contenuti dell’accordo
“quadro” in modo da rafforzare la posizione di SLC CGIL ai tavoli
negoziali.
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL
Scarica il comunicato in pdf:
Scarica il verbale d’accordo:
Scarica il verbale d’incontro: Ministero dello Sviluppo Economico_TELECOM ITALIA_verbale di incontro _7 settembre 2015_P
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti saranno pubblicati purché privi di volgarità, offese, denigrazioni o attacchi personali.
I commenti che non rispettano queste regole elementari di buona educazione verranno cancellati.