è un onore per me intervenire a nome delle Confederazioni sindacali italiane CGIL CISL UIL, che
presiedono il Labour20, in questa importante sede decisionale e di confronto.
Il G20 affronta quest’anno una sfida inedita alla sua capacità di offrire leadership globale: la
pandemia. Essa ha causato la morte di milioni di persone e messo a dura prova i nostri sistemi
sanitari e di protezione sociale, determinato una crisi economica e sociale senza precedenti, ed
esacerbato tutte quelle disuguaglianze, che già erano cresciute a causa di precedenti politiche
economiche e sociali neoliberali e di austerità.
Dopo più di anno dal suo scoppio, in quanto L20, possiamo affermare con orgoglio che le
lavoratrici e i lavoratori in tutto il mondo hanno fornito il contribuito più decisivo alla lotta al
Covid-19 e garantito il funzionamento dei servizi e delle attività produttive; tuttavia essi hanno
anche subito gravi perdite di occupazione e peggioramento delle loro condizioni di lavoro e del
rispetto dei loro diritti, a partire da quello alla salute e sicurezza sul lavoro e tali effetti sarebbero
stati ancora più pesanti senza il ruolo svolto dalle parti sociali insieme alle istituzioni.
Dove ha funzionato il dialogo sociale, sono stati minori gli effetti della pandemia e la gestione della
crisi è stata più efficace. In un momento come questo, non posso quindi che incoraggiare le
istituzioni al rispetto delle parti sociali e del sindacato in particolare e a un rafforzamento dei
meccanismi di contrattazione collettiva e della libertà sindacale, diritti universali che non possono
in alcun modo essere subordinati o limitati da considerazioni legate alla specificità delle situazioni
di lavoro o ambientali.
L’esperienza italiana del Protocollo tripartito su salute e sicurezza, poi ratificato in legge dello
Stato, è certamente un esempio positivo e ci auguriamo che il confronto sulla gestione delle future
iniziative per il rilancio economico e sociale possa continuare in tal senso.
L’impegno del G20 a fare della salute e sicurezza sul lavoro un nuovo diritto fondamentale del
lavoro sarebbe pertanto un segnale di importanza straordinaria, che vorremmo partisse dai Ministri
del lavoro riuniti a Catania per divenire parte delle conclusioni dei Capi di stato. Chiediamo anche
che su base internazionale il Covid-19 sia riconosciuto come malattia o infortunio professionale,
con i conseguenti meccanismi di indennizzo per le vittime.
La pandemia ha messo in evidenza problemi già noti e altri nuovi, ai quali occorre dare una
risposta, anche con norme internazionali nuove, che vadano oltre l’emergenza di questi mesi. I dati,
anche nel nostro Paese, relativi alle condizioni di lavoro e agli incidenti, anche mortali, sul lavoro
sono purtroppo drammatici. Gli sforzi per proteggere le lavoratrici e i lavoratori dal contagio
devono continuare a partire dalla garanzia dell’accesso gratuito al vaccino in tutti i Paesi del
mondo, soprattutto in quelli più poveri.
Questo obiettivo, attraverso un aumento delle capacità
produttive e della distribuzione dei vaccini, al quale sacrificare altri, pur legittimi, interessi privati,
riguarda il mondo del lavoro in tutte le sue forme, ma soprattutto i lavoratori più vulnerabili, come i
migranti, i rifugiati e i lavoratori precari, con una marcata specificità di genere.
La pandemia ha restituito ruolo decisivo alle politiche pubbliche e ricollocato al centro l’interesse
generale dopo decenni di illusioni che promuovendo il profitto privato si sarebbe generata
prosperità per tutti.
I governi sono chiamati a dare prova di questo ruolo ritrovato mettendo al centro le persone e i loro
diritti , dalla salute come bene comune da garantire a tutti alla qualità del lavoro e delle politiche di
sviluppo e all’universalità dei diritti, a partire da libertà sindacale e contrattazione collettiva.
La qualità e la dignità del lavoro sono essenziali per dare risposte eque alle priorità individuate dalla
presidenza italiana, che riteniamo condivisibili:
- per andare oltre gli obiettivi di Brisbane nell’affrontare le disparità di genere;
- per creare il necessario spazio politico di bilancio per garantire a tutti, indipendentemente dalla
natura della relazione di lavoro, uno zoccolo di protezione sociale, di educazione/formazione, di
salute e di salute e sicurezza sul lavoro;
- per fare delle innovazioni tecnologiche digitali e della riconversione ecologica strumenti per più
occupazione di qualità.
Nei singoli paesi del G20 come su scala globale e per i paesi più poveri è necessario un cambio
radicale degli orientamenti delle politiche fiscali, di bilancio ed economiche; per questo ribadiamo
la nostra richiesta, avanzata da tempo al G20, della necessità di lavoro congiunto (con la
partecipazione delle parti sociali) tra Ministri dell’economia e del lavoro al fine di dare basi
strutturali, stabili e resilienti, alle politiche sociali e alla qualità dell’occupazione, in modo analogo
a ciò che ieri si è giustamente fatto tra Ministri del lavoro e dell’educazione.
Senza il rispetto e la pratica delle libertà sindacali e della contrattazione collettiva questi obiettivi
non saranno raggiungibili e una transizione giusta alla green economy e alla digitalizzazione non
sarà realizzata e ciò rallenterà lo sviluppo e la crescita per tutti.
È fondamentale che la comunità internazionale si concentri sulle nuove forme di lavoro, come
quelle dell'economia di piattaforma realizzando una protezione completa del lavoro, che tuteli la
salute e la sicurezza sul lavoro anche nel lavoro a distanza e nel lavoro a domicilio. Anche
l’algoritmo, che è pur sempre un prodotto dell’agire umano, dev’essere ricondotto e regolato con
adeguati strumenti di tutela e contrattuali, riconoscendo la pari dignità di tutte le forme di rapporto
di lavoro e debellando lo sfruttamento dei lavori più precari e vulnerabili.
E’ urgente perciò dare priorità agli standard definiti dall’OIL e promuoverne di nuovi legati alle
trasformazioni tecnologiche e ambientali. In tal senso sarebbe importante una generale ratifica della
nuova Convenzione OIL n.190 seguendo l’esempio dell’Italia.
Vorrei chiudere questo mio breve intervento di oggi, richiamando tutte e tutti noi – nel presente
contesto emergenziale – ad affrontare con spirito costruttivo e di dialogo tra sindacati, imprese e
istituzioni i rischi più gravi dei prossimi decenni: l’aumento delle disuguaglianze e gli effetti
interconnessi al cambiamento climatico, affinché i diritti umani e del lavoro, ancora negati in troppe
parti del mondo, siano conquistati e protetti ovunque.
Fonte: Maurizio Landini
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