Per la dirigente sindacale rispetto alla legge 81/2017 “bisognerà capire se la normativa può dare impulso alla contrattazione collettiva”. “Crediamo – sottolinea – che la legge non debba occuparsi di aspetti legati all’organizzazione del lavoro, ma limitarsi a disciplinare materie più generali: diritto alla privacy, sicurezza dei dati aziendali, disconnessione. Dovrà essere poi la contrattazione collettiva a definire diritti e tutele”.
Inoltre, Scacchetti evidenzia che in questa fase d’emergenza (marzo 2020 – maggio 2021) sono stati sottoscritti oltre 200 accordi specifici sullo smart working, cifra che equivale al 29% degli accordi di secondo livello siglati. Mentre prima della pandemia (fino a marzo 2020) erano poco più del 6%. “Ora – afferma la segretaria confederale – occorre spostare il terreno dalla sperimentalità, che ha caratterizzato l’introduzione della norma, e dall’emergenza, che si è resa necessaria per affrontare la pandemia, a un percorso di pieno riconoscimento in termini di organizzazione del lavoro, terreno proprio della contrattazione”.
– In allegato la memoria consegnata in audizione
Fonte: Ufficio stampa Cgil
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti saranno pubblicati purché privi di volgarità, offese, denigrazioni o attacchi personali.
I commenti che non rispettano queste regole elementari di buona educazione verranno cancellati.